Durante le settimane di chiusura al pubblico abbiamo pensato di promuovere sulla nostra pagina Facebook una nuova rubrica dedicata al tema delle #iscrizioni ebraiche.

Nelle sinagoghe la ricca presenza di iscrizioni, dipinte o scolpite, assolve diverse funzioni. Sicuramente quella decorativa; le lettere dell’alfabeto ebraico hanno infatti un loro carattere artistico che, oltre al senso delle parole, si prestano ad arricchire l’elemento estetico. I cartigli hanno inoltre una funzione morale. Si tratta quasi sempre di versetti biblici, oppure di testi composti in rima e comunque facili da essere appresi a memoria, contenenti messaggi edificanti. Un terzo elemento, fortemente caratterizzante, è quello che si può definire dedicatorio: le iscrizioni contengono spesso dediche a personaggi che in qualche modo hanno segnato, in momenti diversi, la vita della Sinagoga, e non di rado hanno contribuito ad essa con lasciti e donazioni.

 

22 marzo 2020

Iniziamo da quelle che si trovano proprio sopra l’Aron ha-Qodesh o Hekhal, l’Arca Santa che conserva i rotoli della Torah.

Sul timpano che sovrasta l’Aron si innesta un ovale con la scritta, דע לפני מי מי אתה עומד – da’ lifne’ mi’ atta’ ‘omed Sappi davanti a Chi tu ti trovi”; mentre sopra l’iscrizione campeggia una corona in marmo dorato.

 

29 marzo 2020

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle #iscrizioni presenti in sinagoga.

Oggi vi proponiamo quella posta al disopra delle porte dell’Heckal che recita ובהיכלו כלו אמר כבוד uvhekhalo’ kullo’ omer kavod  – “e nel Suo palazzo tutto dice : gloria.” tratta  da Salmi XXIX, 9.

 

 

5 aprile 2020

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle #iscrizioni presenti in sinagoga.

Ci troviamo ancora sulle porte dell’Aron ha-Qodesh, finemente lavorate in legno dorato, con una iscrizione dedicatoria in ebraico che riporta l’anno di costruzione dell’armadio sacro, 5546 (corrispondente al 1786 dell’era volgare) e il nome della famiglia Gallichi.

היכל קדש נשלם לכבוד מלך החי בנדבת המנוח שמואל בן איש חי גאליקי משפחתו בעדן גן הוא חי בשנת אשר יבא אל ההיכל וחי

Il sacro tempio fu completato in onore del Re vivente, per offerta del defunto Shmuel figlio dell’uomo vivente, della famiglia Gallichi, in paradiso lui vive, nell’anno 5546

19 aprile 2020

Riprendiamo il nostro viaggio virtuale fra le iscrizioni in ebraico presenti in sinagoga. Oggi vi proponiamo le porte interne dell’Aron ha Kodesh che, su lamiera dorata accuratamente lavorata, contengono due iscrizioni in ebraico tratte da Salmi XIX (a destra) e dal libro degli Agiografi, Cronache 29 (sinistra).

Ve le riportiamo entrambe in italiano

Anta destra:
La Torah del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è degna di fede
rende saggio il semplice;
I precetti del Signore sono giusti
rallegrano il cuore;
il comando del Signore è fonte di luce
illumina gli occhi;
Il timore del Signore è puro
dura in eterno;
i giudizi del Signore sono verità
tutti ugualmente giusti.

Anta sinistra:
A Te appartiene o Signore la grandezza,
la potenza,
la gloria,
la vittoria e lo splendore,
la maestà,
poiché tutto quanto è in cielo e sulla terra è Tuo; Tuo o Signore è il regno,
Tu sei al di sopra di ogni dignità
La ricchezza e l’onore
da Te provengono, Tu Signore
domini su tutto.

 

3 maggio 2020

Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle #iscrizioni che decorano le pareti della sinagoga.

A #Siena, come in molte altre sinagoghe, sopra la porta di uscita, nella parete opposta alla direzione dell’ dell’ e della preghiera, orientata verso Gerusalemme, troviamo la citazione dal Salmo 137:5 אִם־אֶשְׁכָּחֵ֥ךְ יְ֜רֽוּשָׁלִָ֗ם תִּשְׁכַּ֥ח יְמִינִֽי

(Im eshkachekh yerushalaim tishkach iemin – Se ti dimenticherò o Gerusalemme, si paralizzi la mia mano destra )

La citazione del Salmo esprime lo stato d’animo degli esuli ebrei in Babilonia dopo la distruzione del primo Tempio che rifiutavano l’invito dei loro persecutori a cantare, in terra straniera, i canti di Sion.

La stessa situazione si ripeté secoli dopo, in termini molto più tragici, con il secondo esilio. Le parole del Salmo furono un riferimento per i Maestri che imposero alla comunità d’Israele l’obbligo della conservazione della memoria storica.

A questo Salmo è ispirato il Và pensiero di Giuseppe Verdi per il celebre coro del Nabucco.

 

10 maggio 2020

Continuiamo a presentarvi le #iscrizioni che decorano le pareti della sinagoga. La componente predominante di molte delle iscrizioni è tratta da brani e testi liturgici.

Nella parete di sinistra abbiamo quattro riquadri. Tra questi: הֵ֥ן עַל־כַּפַּ֖יִם חַקֹּתִ֑יךְ חֽוֹמֹתַ֥יִךְ נֶגְדִּ֖י תָּמִֽיד

Ecco io ti ho incisa sul palmo delle mie mani, le tue mura sono di continuo davanti a me.”

L’iscrizione è tratta dal libro del profeta Isaia al verso 49, 16. Ogni sabato nella sinagoga alla lettura della Parashah, la sezione settimanale della Torah, segue quella dell’Haftarah, un brano biblico tratto generalmente dai Profeti che ha un collegamento tematico con quanto già letto.

La Parashah di Ekev, contenuta nel Deuteronomio è accompagnata dalla Haftarah tratta dal libro di Isaia, ai versi 49 -51. Nel brano si annunciano conforto e speranza al popolo di Israele dopo la distruzione del santuario.  Utilizzando una metafora visiva si ricorda che il Signore non dimentica la Sua città (Sion) e il suo popolo.

17 maggio 2020

Proseguiamo anche questa domenica nel presentarvi due nuove #iscrizioni che decorano le pareti della sinagoga. Entrando, sulla prima parete a sinistra abbiamo una iscrizione tratta dal Salmo 102, 13: אַתָּה תָקוּם תְּרַחֵם צִיּוֹן כִּי עֵת לְחֶנְנָהּ  Attà takum terachem Ziyon  ki ‘eth le-chenenà

 “Tu ti leverai e avrai compassione di Sion, perché è giunto (il tempo) di farle grazia”.  In questo salmo sulla preghiera del singolo, oppresso ed afflitto si inserisce la preghiera del popolo per la restaurazione di Sion.

Proseguendo lungo la parete sinistra della sinagoga, troviamo una seconda iscrizione tratta dal libro del profeta Isaia al capitolo 60,13: לְפָאֵר֙ מְק֣וֹם מִקְדָּשִׁ֔י וּמְק֥וֹם רַגְלַ֖י אֲכַבֵּֽד

Le-faer mekom mikdashi’ umkom raghlay achabbedPer dare splendore al Luogo del mio Santuario e rendere glorioso il Luogo dei miei piedi…”.

Come per altre iscrizioni, il brano tratto da uno dei libri dei profeti è contenuto nell’haftarah, la lettura collegata alla parashah, il brano biblico corrispondente. In questo caso Ki Tavo’ dal    Deuteronomio. Essendo una delle sette haftarot di consolazione, questa lettura funge da ponte tra il lutto di Tisha B’Av e il rinnovamento di Rosh Hashanah in cui l’incubo fisico ed emotivo della distruzione totale del Santuario si dissolve sotto lo splendore del ritorno, della riunione e della rinascita

 

24 maggio 2020

Torniamo a presentarvi l’apparato testuale di #iscrizioni che decora le pareti della Sinagoga. Come ricordato all’inizio di questa nostra rubrica una delle funzioni dei cartigli, dipinti o scolpiti sulle pareti delle sinagoghe, è di richiamare il pubblico al significato profondo del luogo sacro in cui si trovano, esortandolo a concentrarsi nella preghiera.

Preghiera che sostitutiva l’esperienza del Santuario, laddove questo cessa di esistere, ed è parte integrante del culto. Per questo la Sinagoga è chiamata anche Mikdash meat, piccolo santuario, come una riduzione in miniatura del grande Tempio di Gerusalemme

Due le iscrizioni di cui vi parliamo anche oggi. Sulla parete destra della porta di ingresso abbiamo un brano dal libro dei Proverbi 8, 34:

אַ֥שְֽׁרֵי אָדָם֘ שֹׁמֵ֪עַ֫ לִ֥י לִשְׁקֹ֣ד עַל־דַּ֖לְתֹתַי – Ashré adam shomea’ li’ lishkod ‘al daltothay

 “Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando sulle mie porte”.

Proseguendo lungo la parete destra della sinagoga, troviamo una seconda iscrizione tratta dal libro dei Re I – 8, 30:

וְשָׁ֨מַעְתָּ֜ אֶל־תְּחִנַּ֚ת עַבְדְּךָ֙ וְעַמְּךָ֣ יִשְׂרָאֵ֔ל – We-shama’tha’ el techinnath ‘avdekha’ we’ammeka’ Israel

Ascolterai le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israel…”